Il sogno di ogni goloso sul pianeta? Rendere più dolce qualsiasi pasto e qualsiasi pietanza.
Siamo sicuri che sia qualcosa di irrealizzabile? In realtà no. Madre natura fortunatamente ha pensato anche a questo creando una pianta del tutto fuori dal comune alla quale è stato attribuito il nome di Frutto del Miracolo. Questo singolare frutto ha una proprietà unica nel suo genere: permette infatti di rendere dolce quasi cibo acido e amaro che viene assaporato dopo l’esposizione della bocca alla sua polpa mucillaginosa. La pianta, che risponde al nome di Synsepalum dulcificum, è tipica dell’Africa occidentale tropicale e viene ampiamente utilizzata dalle popolazioni del posto per rendere più palatabile il pane ottenuto da un impasto acidulo e rendere dolce il vino e la birra ottenute dalla palma. Il segreto di questa bacca? Una glicoproteina scoperta nel 1968 in Giappone alla quale è stato dato il nome di Miracolina che agisce nella nostra bocca ingannando i recettori del gusto e lo stesso cervello che crede di assaporare lo zucchero più dolce anche quando viene ingerita una fetta di limone. Negli ultimi anni questo prodotto ha fatto molto parlare di sé per questa sua fantastica proprietà edulcorante cadendo sotto la lente di numerose aziende alimentari che potrebbero utilizzarlo come prodotto innovativo ipocalorico. Non solo le aziende, ma anche la ristorazione ha puntato l’occhio sulle proprietà del frutto. Molte cucine negli USA e in Giappone propongono già menù innovativi totalmente privi di zuccheri adatti a diabetici e a persone a dieta oltre che a golosi e curiosi. Se siete fra quei curiosi, sappiate che sono facilmente reperibili sul web i semi della pianta, le bacche e anche delle pastiglie che contengono il principio attivo. Simile ad una ciliegia, di un rosso vivo quasi abbagliante, questa bacca può trasformare un pasto banale in un’esperienza inimitabile. Provare per credere. Copyright immagini: - laleva.org - the-scientist.com - http://mkalty.org/miracle-fruit/
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Questa mattina mi sono imbattuto in un articolo tratto da un sito web piuttosto singolare. Si trattava di un rimedio ai ben noti sintomi del cosiddetto "post-sbornia" ritrovato in un antico libro di cucina araba risalente a quasi mille anni fa. Più del rimedio stesso, mi ha incuriosito questo "libro di cucina" di cui non avevo mai sentito parlare. Mi sono informato, ho fatto qualche ricerca ed ecco quello che ne è risultato. Si pensa che questo libro risalga al XIII secolo, più precisamente intorno al 1226 d.C. L'unica copia esistente è stata ritrovata in Turchia ed è stata riprodotta nel 1969. L'autore del manoscritto originale, Mohammed bin Hassan al-Baghdadi di Baghdad morì nel 1239 verso la fine della dinastia degli Abbasidi. Molto poco si sa di quest'uomo: oltre alla data di morte, si presume che la stesura del manoscritto gli fu commissionata e che avrebbe dovuto contenere i piatti preparati per il Califfo, i Signori e i ricchi del tempo. Si pensa inoltre che molte ricette provengano da scritti più antichi di quello di cui stiamo parlando. Il libro è composto da cinque capitoli che trattano di utensili di cucina, spezie, le otto tipologie di gusto esistenti, gli effetti del cibo guasto, rimedi al cibo bruciato, settantanove capitoli di ricette, venti capitoli sull'etichetta, venticinque capitoli sulle proprietà mediche del cibo. Ad oggi questo manoscritto che porta il nome di Kitab al-Ṭabīh (libro di cucina) è considerato uno dei più antichi reperti che testimoniano la cucina araba. Comprende tutte le tipologie di alimenti utilizzate durante la dinastia degli Abbasidi e numerose preparazioni mediche in uso all'epoca. Include più di 600 preparazioni, tra cui la sopra citata cura per la sbornia, elisir sessuali e via dicendo. Più recentemente, questo scritto è stato tradotto in inglese da Nawal Nasrallah, autrice del già noto "delizie dal Giardino dell'Eden" ed è facilmente reperibile on-line con il nome di "Annals of the Caliphs'Kitchens". |
Marco FurmentiCuoco e Dottore in Scienze Gastronomiche Archives
Aprile 2018
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