Un incontro forse inaspettato con un prodotto "nuovo" mi ha spinto a creare questo post. Qualche giorno fa mi è stata diagnosticata una lieve intolleranza ai lieviti, sia chimici che biologici e di colpo il mio regime alimentare ha dovuto riorganizzarsi per poter affrontare quest piccolo problema. La prima domanda che mi sono posto riguardava appunto il pane: di pani senza glutine ormai ne vengono a prodotti all'ordine del giorno, ma per quanto riguarda il pane senza lievito? Giustamente si potrebbe pensare di ripiegare su una classica piadina, ma è anche vero che un uomo "non può vivere solo di piadina". Alternativa secondaria sarebbe stato il pane definito azzimo: purtroppo in questo caso il buon Artusi non mi avrebbe aiutato in questa sfida gastronomica sulla quale mi sono trovato pressocchè inpreparato.
Nulla è perduto però, qualche ricerca in internet e su qualche volume personale e poco a poco si è aperta una finestra su un mondo del tutto nuovo e affascinante. Tralasciando gustose varianti che ruotano attorno a questa tipologia di preparazione, ad un certo punto mi sono imbattutto in un particolare ingrediente di cui ignoravo l'esistenza. Chiamatelo pure come volete; Triticum monococcum, piccolo farro, Monococco, Enkir o Shebar, ma la sua storia e le sue caratteristiche non muteranno sicuramente. Si tratta di un cereale considerato come il più antico addomesticato dall'uomo circa 10-12 mila anni fa in Oriente, padre di gran parte di altrei cereali. Cresce ancora oggi spontaneamente anche in Turchia, ha pochissime necessità agronomiche e si adatta particolarmente bene a vari ambienti. Difficilmente lo troviamo nei nostri supermercati, ma sappiate che viene coltivato con successo anche qui in Italia sia nella zona della provincia di Brescia, dove prende il nome di Shebar, sia in Piemonte dove viene chiamato Enkir. Da molti viene considerato come uno dei pochi alimenti "realmente biologico" in quanto ha un bassissimo impatto ambientale e non richiede nè concimazioni nè fertilizzazioni. Rispetto agli altri cereali, il Monococco ha un alto tenore di proteine (quasi 20%) e di carotenoidi, ma purtroppo non sembra molto conosciuta sul mercato del nostro paese. In questi giorni la proverò per realizzare del pane azzimo, miscelata in pari quantità con della farina di farro e staremo a vedere se il risultato sarà soddisfacente.
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Marco FurmentiCuoco e Dottore in Scienze Gastronomiche Archives
Aprile 2018
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