Il passaggio dalle città caotiche e frenetiche al mondo idilliaco delle colline e della campagna non è mai cosa semplice. Un buon bicchiere di vino, può essere un valido motivo per raggiungere queste terre. Una macchina fotografica atta all'uso, un'allegra e sorridente romagnola al mio fianco e due ciceroni a farci da guida fra gli splendidi edifici di Solopaca, alla ricerca della storia di questi territori e della cultura vitivinicola della regione. Bastano pochi sguardi ai vecchi palazzi e alle vie strette del borgo per capire quanto siamo distanti dal capoluogo campano. Anche il clima è diverso: c'è il sole che asciuga le foglie dei vigneti, ma un vento freddo ci consente di godere di una stagione meravigliosa come l'autunno. Solopaca è un luogo dove il tempo si è fermato. Sono rimasti in pochi a godere quotidianamente delle bellezze del posto. Tutti si conoscono e anche i nostri accompagnatori salutano con entusiasmo ogni singola persona che si appresta a girare l'angolo di una strada. Qualche vecchietto qui e là, le poche botteghe aperte e questa architettura fuori dal tempo rendono il borgo magico e malinconico allo stesso tempo. Quasi sopraffatti dalla bellezza del luogo, abbiamo scordato il motivo della nostra visita: la Cantina di Solopaca. Lasciamo dunque la piccola strada cittadina per dirigerci nel mondo dell'enologia locale. Guidati da Almerico e Pasquale, ci siamo diretti verso la cantina armati di curiosità e intraprendenza. Al nostro arrivo, uno spettacolo meraviglioso... Strutture imponenti, ma eleganti, accarezzate da un via vai continuo di acquirenti pronti a farsi coccolare dai loro acquisti enologici presi direttamente dal produttore. Basta una rapida occhiata al punto vendita per capire la vision della cantina. Sono passati ormai cinquant'anni da quando venticinque produttori diretti decisero di fondare una Cantina Sociale per far fronte ad un periodo storico non proprio facile per la viticoltura campana... e i cambiamenti sono tangibili. "Il termine cantina sociale non ci appartiene più come un tempo, o meglio, vorremmo cercare di distaccarci da un pensiero comune secondo cui la cantina sociale raccoglie un po' di tutto e produce dei vini di qualità più o meno discutibile". Queste sono le parole di Pasquale che con lungimiranza ha inquadrato il futuro della cantina. Basta guardarsi intorno per capire qual è il potenziale di questa impresa. Non parliamo solo delle dimensioni, ma anche della cura con la quale avvengono i processi produttivi, dal conferimento delle uve fino all'imbottigliamento delle diverse etichette. La parte che io e la mia compagna di viaggio aspettavamo con ansia però, stava sicuramente sotto in nostri piedi. La curiosità di intraprendere la visita alle sale di maturazione e invecchiamento dei vini nelle botti di legno è sempre stato il momento più ambito. Come tanti soldati sull'attenti, le botti imponenti troneggiano ai due lati della cantina in un riposo fatto di legno e tempo. Questa atmosfera surreale a tratti mistica, viene per un attimo ad incrinarsi al racconto struggente di Almerico e Pasquale che, partendo da una bottiglia infangata, ripercorrono il lungo cammino che ha portato la Cantina di Solopaca, colpita da un'alluvione, a ritornare in piedi più viva che mai. "Sono stati momenti difficili", afferma Almerico "Ma la solidarietà della popolazione ci ha permesso di rimetterci in carreggiata. L'idea di mettere in vendita le bottiglie infangate, come simboli della lotta dell'uomo contro le asperità della natura, è stata la chiave vincente". Non esiste modo migliore di comprendere un territorio e le sue potenzialità se non assaggiando un vino del zona, servito nei luoghi dove viene prodotto e da mani esperte. In quelle poche gocce che riempiono il bicchiere è racchiuso il sole che bacia le colline, l'acqua purissima che scorre in queste zone, la fatica dei produttori e ogni singolo granello di argilla del terreno. Quando Pasquale ci disse di voler abbandonare l'idea della cantina sociale, non avevamo ben chiara l'idea del prodotto che fosse in grado di realizzare. Profumati al naso, dai sentori delicati e fruttati del Falanghina, fino a quelli più complessi e balsamici dell'Aglianico. Molto puliti in bocca, corposi, lunghi, estasianti: è un territorio che si sprigiona in bocca.
Degni dei premi nazionali e internazionali più alti e ottimi per soddisfare anche i palati più raffinati. Per uno come me che viene da una regione conosciuta nel mondo per i suoi vini, accogliere nel proprio portfolio di conoscenze dei prodotti come quelli della Cantina di Solopaca è stata un'esperienza unica. Essere poi accompagnati da persone competenti che vivono il vino quotidianamente è un motivo in più per spingersi ad intraprendere viaggi del genere. Avere a fianco persone, come la mia cara romagnola, che condividono la passione per le nuove scoperte in ambito gastronomico, permette di rendere ogni momento indimenticabile.
0 Commenti
|
Marco FurmentiCuoco e Dottore in Scienze Gastronomiche Archives
Aprile 2018
Categories
Tutto
|