EXPO non è solo la fiera delle meraviglie per curiosi di tutto il mondo, ma soprattutto un utile palcoscenico per sensibilizzare la popolazione sui problemi reali del settore agroalimentare, non solo del nostro paese.
Proprio in questi giorni, i quotidiani locali del Friuli Venezia Giulia stanno dedicando numerosi spazi ad un evento organizzato dallo spazio della Coldiretti ad EXPO. Il 25 agosto è stata organizzata la "Giornata del coniglio" ovvero un momento di riflessione sulla continua ascesa di un settore che vede in Friuli e Veneto frutta 350 milioni di euro. Si tratta purtroppo di un settore che risente molto della crisi economica che sta passando il nostro paese e dei prodotti provenienti dall'estero che vengono distribuiti in Italia a prezzi inferiori al nostro. Per rilanciare questo settore gli addetti ai lavori come l'Associazione Coniglio Italiano (ACI), si sono rimboccati le maniche per dare un nuovo profilo a questa produzione, accompagnando il prodotto, già di qualità indiscutibile, ad un marchio ed un disciplinare che in questo momento sono in attesa della burocrazia per avere la giusta approvazione. Un settore come quello dei cunicoltori che negli ultimi 30 anni ha visto una riduzione drastica di allevamenti e di capi allevati di quasi il 50% ha ora le carte in regola per ritornare in auge con un prodotto dai caratteri organolettici e nutrizionali assai validi e invidiati da molte filiere, non solo italiane. Naturalmente non solo la crisi economica ha causato le problematiche di questo settore, ma anche le ultime vicende che hanno visto una parte della politica del nostro paese combattere affinché il coniglio venga etichettato come animale domestico. "Fino a due anni di carcere per coloro che consumano carne di coniglio". Queste le dure parole dell'On. Michela Vittoria Brambilla che già da tempo si batte per lo scopo. Come se non bastasse questa tipologia di carne sta scomparendo anche dalle mense scolastiche, in parte per il suo prezzo "sfavorevole" rispetto al suino e anche per idee parallele a quelle dell'onorevole.
In poche parole, ci troviamo davanti ad un bivio di notevole importanza. Da una parte, riconoscere un animale che fa parte della gastronomia del nostro paese da centinaia di anni come domestico, e quindi mettere in ginocchio un altro dei nostri settori dell'agroalimentare oppure lottare per la qualità di un prodotto che porta ai secondi in classifica a livello mondiale per la produzione e intensificare la nostra offerta sui mercati internazionali... Al consumatore l'ardua scelta.
Per ulteriori informazioni, consiglio di dare un'occhio ai seguenti articoli:
1 Commento
Paolo
23/9/2015 00:57:25
Suvvia, definire una folle isolata come la Brambilla "una parte della politica del nostro paese" è sovradimensionare un problema. Il coniglio rimane cibo per la grande maggioranza degli italiani, il problema sono i conigli francesi e spagnoli venduti a prezzi più bassi.
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Marco FurmentiCuoco e Dottore in Scienze Gastronomiche Archives
Aprile 2018
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