![]() Seconda uscita mensile per L'Italia nel piatto con la rubrica "Vini e cantine". Oggi parleremo di un vino storico del Friuli Venezia Giulia ovvero il Picolìt. Questo vino era già conosciuto ai tempi dei romani e nel corso della storia è stato servito sulle tavole più importanti d'Italia e d'Europa fino a quella dello zar di Russia. Lo stesso Goldoni lo definisce "la gemma enologica più splendente del Friuli". Nella storia di questo vitigno, grande merito va conferito al Conte Fabio Asquini di Fagagna che intorno alla metà del XVIII secolo diede vita ad un'attività di difesa di questo vitigno che stava letteralmente per scomparire portandolo anche sulle tavole prestigiose di Londra, Milano, Parigi e Genova. Ma cos'è dunque il Picolìt? Si tratta di un vitigno autoctono friulano coltivato soprattutto sulle colline friulane che dà origine ad alcuni prodotti di grande valore tra cui il rinomato Colli Orientali del Fiuli Picolìt D.O.C.G. Questo è un vino dolce, particolarmente alcolico (13-16°C) che si presenta di un colore dorato o ambrato, con un notevole corpo che a volte lo rende molto simile ad un nettare o al miele stesso. Una caratteristica peculiare di questo vitigno che lo rende ancora più pregiato è purtroppo la sua resa ad ettaro. Questa pianta infatti ha un germogliamento molto precoce ed è soggetta ad aborto naturale dei fiori che quindi non diventeranno mai acini completi. Oltretutto per coltivarlo è sempre necessario affiancarlo con altre varietà per favorire l'impollinazione. Da questa sua peculiare caratteristica si pensa derivi anche il nome singolare. Ecco qualche parola direttamente dalla mente di Luigi Veronelli: "Non credo vi sia in Italia vino più nobile di questo, è stato autentica gemma dell'enologia friulana...; potrebbe essere l'orgoglio di tutta la nostra enologia solo se si riuscisse a stabilizzarne la coltura e la vinificazione. Le sue qualità lo renderebbero in Italia, ciò che per la Francia è lo Chateau d'Yquem" La produzione di questo singolare prodotto è severamente regolamentato da un disciplinare di produzione (G.U. n° 83 aprile 2006) in cui vengono indicate le zone in può essere prodotto, la resa massima che può avere ogni ettaro e i gradi alcolici minimi (13%). In viticoltura esistono diversi metodi per ottenere un vino dolce o passito, ma in questo caso il disciplinare non indica una lavorazione particolare. Ciò significa che per ottenere le uve per il Picolit si può ricorrere all'appassimento sulla pianta (torcendo il peduncolo), in cassette (una volta raccolte) o sui graticci tradizionali. L'abbinamento adatto a questa tipologia di vino rientra naturalmente nel vasto mondo delle preparazioni di pasticceria: evitando cioccolato e sapori agri conferiti dagli agrumi. Avendo caratteri molto simili al miele, un accostamento con dei formaggi stagionati non è da escludere! Per Picolit più prestigiosi, qualcuno, sconsiglia l'abbinamento, trattandolo come vero e proprio vino da meditazione che non ha bisogno di accompagnamento. Ma andiamo a vedere cosa hanno da offrirci le altre regioni italiane. Trentino-Alto Adige: Vellutata al vino Lagrein Lombardia: I vini DOC di San Colombano al Lambro Valle d'Aosta: Viticoltura in Valle d'Aosta Liguria: il Rossese e le trippe accomodate Emilia Romagna: Sorbetto alla MalvasiaDOC Colli Piacentini Toscana: Pane, vino e zucchero: Marche: Vino di visciole e straccadenti Abruzzo:Il Vino Pecorino d'Abruzzo Molise:Vini e cantine del Molise: la Tintilia Umbria: Bocconcini di Mailae con Prugnole e Rubesco Campania: Piedirosso Bio Igt V Campania Puglia: Macedonia di frutta al Moscato di Trani DOC Calabria:Greco di Bianco, il vino più antico d'Italia. Sicilia: Gelatine allo Zibibbo Il nostro blog L'Italia nel Piatto I diritti delle foto appartengono a:
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Marco
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